Per la collana storica diretta da Sergio Romano è stato pubblicato di recente dalla Edizioni Corbaccio s.r.l. “Il nuovo terrorismo”, un libro scritto da Walter Laqueur nel 1999.
L’Autore, storico di fama mondiale, è uno dei fondatori del Journal of Contemporary History ed attualmente presidente dell’International Research Council del Center for Strategic and International Studies di Washington.
Nella sua premessa, scritta subito dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001, egli ricorda come già nel 1999, a conclusione dell’analisi condotta sul terrorismo, avesse tratto la convinzione che il genere umano stesse per entrare in una fase nuova e molto pericolosa della sua storia, caratterizzata da una trasformazione radicale del fenomeno e delle sue potenzialità distruttive, a causa dell’emergere di nuovi tipi di violenza terroristica, alcuni basati su motivazioni ecologiche e semireligiose, altri fondamentalmente criminali nel carattere ed altri ancora mescolanza di queste ed altre influenze. La maggiore pericolosità di impatto scaturirebbe poi, nell’analisi di Laqueur, anche dall’agevole accesso alle armi di distruzione di massa e dalla saldatura con il fanatismo religioso.
È proprio alla luce dei tragici eventi successivi che va apprezzata, in retrospettiva, la capacità dell’Autore di cogliere i segnali del profondo mutamento che ha interessato il fenomeno.
Il lettore non troverà nel testo una definizione univoca e chiara di terrorismo – circostanza questa lamentata da alcuni critici come una carenza – per l’impossibilità, come precisato dallo stesso Autore nella premessa, di coniare una formula che possa “fotografare” in modo esaustivo l’intero fenomeno. Le 150 e più definizioni elaborate nel corso degli anni sono diventate sempre più inadeguate, superate dalle nuove tipologie “inventate” dalla realtà, che costringono lo studioso a ricercare nuove parole per meglio descrivere un fenomeno composito ed in continuo movimento.
L’Autore ne coglie l’essenza nell’uso della violenza da parte di un gruppo per scopi politici, di solito diretta contro un governo, ma a volte anche contro un altro gruppo etnico, una classe, una razza, una religione o un movimento politico. Qualunque tentativo di maggiore specificazione è destinato a fallire, per il semplice motivo che non c’è un solo terrorismo, ma tanti diversi terrorismi, così come vari sono gli aspetti in cui il terrorismo si è manifestato nella storia: in combinazione con una guerra civile o una guerriglia, ovvero nel quadro di una campagna politica; è stato condotto da gruppi religiosi e secolari, dalla sinistra e dalla destra, dai movimenti nazionalisti ed internazionalisti e dai governi impegnati a sostenere il terrorismo di stato. In certe occasioni le azioni del terrorismo hanno portato ad un mutamento politico, nel senso che hanno contribuito ad abbattere governi democratici e in certe altre hanno contribuito a scatenare guerre.
Da tale fondamentale premessa si snoda quindi la ricerca dell’Autore che muove dal contesto storico e culturale in cui si inseriscono tutti i movimenti, partiti, gruppi e gruppuscoli che in qualche modo si denotano come terroristi, offrendo al lettore gli strumenti analitici per valutare il comportamento e le risposte dei governi.
Da segnalare, in particolare, il primo capitolo che contiene un interessante excursus storico dei movimenti che nel tempo sono stati definiti come terroristici, delle diverse motivazioni ideologiche che ne hanno supportato l’azione e delle contrapposte interpretazioni che ne sono state date.
L’attenzione si concentra in particolare sul moderno terrorismo emerso nel diciannovesimo secolo, epoca di grandi tensioni nazionali e grandi fermenti sociali. L’Autore ne indaga la matrice ideologica, le cause più profonde e le diverse manifestazioni, cercando di tracciarne, alla fine della ricognizione, un profilo che colga i suoi moventi principali, la sua strategia e le sue tattiche.
Studiando il processo evolutivo che ha caratterizzato il fenomeno nei tempi più recenti, l’Autore rintraccia quello che lui stesso definisce elemento di rottura con il passato, cioè la facile accessibilità alle armi di distruzione di massa. A tale argomento, e agli aumentati rischi di attacchi terroristici da parte dei gruppi più estremisti e meno razionali, ovvero motivati non da chiari obiettivi politici ma da visioni apocalittiche o da qualche convinzione distruzionista, è dedicato il secondo capitolo, che si sofferma anche sulle nuove potenzialità d’azione offerte dalla tecnologia informatica (c.d. cyberterrorismo).
La difficoltà di estrapolare dalle diverse manifestazioni del fenomeno terroristico gli aspetti ricorrenti ed uniformi si ripropone poi nel quarto capitolo, laddove la ricerca di una tipologia del terrorista, di una precisa “personalità terroristica”, approda alla conclusione che le molteplici motivazioni ed i diversi orientamenti ideologici dei terroristi non consentono di tracciare un identikit del terrorista tipo, proprio perché non esiste un terrorista in sé e per sé, ma solo diversi terroristi.
Meritevoli di attenta lettura anche il capitolo sesto, sul terrorismo sponsorizzato dallo Stato nella storia moderna, di cui vengono descritti innumerevoli esempi, nonché i capitoli conclusivi che contengono previsioni e proiezioni di sviluppo del fenomeno, soprattutto in relazione alla disponibilità delle armi di distruzione di massa ed ai rischi connessi.
|
|